La Tassonomia è quella branca della scienza che studia i metodi di ordinamento in sistema degli elementi, delle conoscenze, dei dati, delle teorie appartenenti a un determinato ambito scientifico.
Per Tassonomia, in ambito ambientale, si intende un elenco di attività economiche valutate e classificate sulla base del loro contributo agli obiettivi ambientali dell’UE e, per gli investitori, aziende e altri attori di mercato è uno strumento che fornisce la possibilità di navigare verso un’economia a basse emissioni di carbonio, resiliente ed efficiente.
Il Regolamento sulla Tassonomia, infatti, è un atto legislativo che permette di attuare il Green Deal Europeo: la strategia di crescita economica sostenibile, nonché parte integrante dell’Agenda 2030 e degli SDG, pernsato per «trasformare l’UE in una società giusta e prospera» attraverso:
Neutralità Climatica entro il 2050;
Efficienza dell’Uso delle Risorse;
Salvaguardia del Capitale Umano e di un Ambiente Sano e Salubre.
Lo scopo principale della Tassonomia è fornire alle imprese, agli investitori e ai policy makers definizioni in merito a quali attività economiche possono essere considerate ecosostenibili, sulla base di sei obiettivi ambientali che le attività economiche dovrebbero perseguire:
Mitigazione del Cambiamento Climatico;
Adattamento del Cambiamento Climatico;
Uso Sostenibile e Protezione delle Risorse Idriche e Marine;
Transizione verso l’Economia Circolare, Riduzione e Riciclo dei Rifiuti;
Prevenzione e Controllo dell’Inquinamento;
Protezione della Biodiversità e della Salute degli Ecosistemi.
Con la misurazione degli indicatori chiave di prestazione (KPI) ambientali, l’informativa è in grado di fornire supporto agli investitori e in generale agli stakeholder per intercettare le iniziative delle imprese verso la sostenibilità. Il regolamento stabilisce inoltre che le imprese debbano trasmettere i KPI rapportati al fatturato, alle spese in conto capitale (CapEx) e alle spese operative (OpEx).
Una volta definiti gli obiettivi, la normativa stabilisce i principi grazie ai quali si possono identificare le attività economiche sostenibili:
Substantial Contribution, contributo sostanziale a uno o più obiettivi ambientali;
Doing No Significant Harm, non procurare danni significativi a nessun altro obiettivo;
Rispettare le Tutele Sociali Minime.
È proprio dall’analisi del terzo punto che si realizza come la Tassonomia Europea sia il punto di partenza della Tassonomia Sociale volta a tutelare e garantire i Diritti Umani e dei Lavoratori.
Alla Tassonomia Sociale sono stati affidati fondamentalmente due compiti principali:
- Esplorare l’estensione della Tassonomia agli obiettivi sociali in conformità con l’articolo 26(2)(b) del Regolamento sulla Tassonomia
- Rispetto delle Garanzie Minime
- Imporre alle imprese che svolgono attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale il rispetto delle norme internazionali del lavoro e i diritti umani
- Valutare se fosse necessario integrare i requisiti dell’articolo 18
Alla luce dell’approfondimento sulla Tassonomia è stato ancora più interessante ascoltare l’intervento di Catia Bastioli – Amministratrice Delegata Novamont – durante l’evento di presentazione del Rapporto Export SACE 2023, presentato lo scorso 22 giugno a Palazzo Mezzanotte di Milano.
L’evento ha offerto l’opportunità di orientarsi tra geografie e settori di maggiore opportunità, esplorando il potenziale offerto dall’innovazione e dalla sostenibilità ambientale; in questo contesto si è evidenziato come la Transizione Ecologica, la Rivoluzione Tecnologica e la protezione della value chain siano sì le sfide più complesse, ma anche quelle maggiormente stimolanti per le imprese italiane che le stanno iniziando a intraprendere con coraggio.
La storia di Novamont è la storia di un progetto visionario che nasce come programma di ricerca nel 1989 all’interno di un grande gruppo, il Gruppo Montedison. Un centro di ricerca che si trovò a vivere un momento particolare della Chimica Italiana, cioè, l’acquisizione da parte del Gruppo Ferruzzi di Montedison, divenendo il punto di sintesi tra l’Agroindustria e la Chimica italiana; una realtà unica in grado di sviluppare nuove tecnologie per realizzare prodotti a basso impatto, partendo da materie prime agricole e scarti agricoli.
Il progetto ebbe una grande efficacia per alcuni anni, poi la grande crisi di Montedison che portò i ricercatori della Novamont a salvare il progetto attraverso la ricerca di finanziatori, che consentirono un nuovo inizio come StartUp dedita alla ricerca e all’innovazione con tecnologie a basso impatto.
Quando Novamont uscì dal Gruppo Ferruzzi dovette decidere quale filosofia adottare, spiega Bastioli, e la scelta fu, a partire sin dai primi anni ’90, di puntare su un modello di sviluppo che dimostrasse la possibilità di un sistema diverso che facesse fronte a tutte le difficoltà lasciate dalla Chimica Italiana e alle sfide poste dalla delocalizzazione, dalla globalizzazione e dalla deindustrializzazione dei siti.
L’idea fu, continua l’Amministratrice Delegata, di prendere le nostre tecnologie e rigenerare i siti deindustrializzati facendo parlare i territori con le nuove tecnologie, utilizzando le materie prime agricole e gli scarti agricoli e connettendoli con i territori; l’idea fu di non affogare il mondo con i prodotti, facendo in modo che questi prodotti diventassero catalizzatori del cambiamento e non si accumulassero in acqua e in suolo.
Questa visione divenne anche il pretesto per ripensare le modalità acquisite delle filiere integrate, compresa la filiera del Made in Italy, lo spunto per abbattere non solo l’impatto causato dai prodotti, ma anche l’opportunità di vedere i prodotti sotto una nuova luce, come occasioni per fare di più con meno, disaccoppiando lo sviluppo dall’utilizzo delle materie prime.
Oggi Novamont ha messo a punto di 5 tecnologie integrate di cui è proprietaria e 1.400 tra brevetti e domande di brevetto, realizza oltre 400 Milioni di Euro di fatturato, è una società B Corp, con 4 siti produttivi e 4 centri di ricerca in Italia, ha sedi commerciali in Europa e negli USA.
Novamont ha creato, insieme a tutta la filiera del rifiuto, un Sistema Italia, scommettendo sull’idea che le tecnologie non sono né buone né cattive, ma sono solo uno strumento il cui discrimine sta nella saggezza che ognuno pone nell’utilizzo delle stesse; si adopera attivamente per cambiare il paradigma e permettere a Ecologia ed Economia di procedere insieme, pensando al futuro in modo diverso, non in una Logica puramente Economica o puramente Ecologica, non in una Logica Silos, ma in una Logica Sistemica.
Questa attitudine, molto spesso si scontra con la difficoltà che questo tipo di ragionamento riscontra nella quotidianità, dove, nonostante lo sforzo enorme che l’Europa sta facendo, la Tassonomia ne è un esempio, si continua a lavorare ancora con dinamiche troppo a Silos che lasciano pochi spazi alla sperimentazione, non tenendo il passo della dinamica evolutiva dell’innovazione che in ambito di Bioeconomia Circolare è estremamente veloce.
Il rischio è quello di bloccare gli sviluppi futuri, in particolare per quei settori che rappresentano l’avanguardia nell’innovazione e nella ricerca delle industrie di riferimento, le aziende che si trovano in questa posizione riscontrano in prima persona le contraddizioni di una legislazione che è ancora in evoluzione e che inevitabilmente risente della necessità di adattare e armonizzare tutte le sfumature dei settori.
L’occasione della presentazione del Rapporto Export 2023 ha dato anche l’opportunità ad Alessandra Ricci – Amministratrice Delegata SACE – di ribadire che fare formazione sui temi della sostenibilità, investendo in sostenibilità, vuol dire essere più competitivi e resilienti nel tempo, ricordando che in tema di Green New Deal, SACE è l’unico soggetto in Italia autorizzato a rilasciare il Rating Green ai fini della Tassonomia Europea, requisito indispensabile per accedere alle linee di finanziamento che le banche utilizzano con BEI per ottenere finanziamenti più vantaggiosi.